Maestro, allenatore, collaboratore, amico. Per raccontare il rapporto che la Famiglia Berutti e SPM avevano con Oreste Peccedi, non bastano poche parole.
È un rapporto di lunga, lunghissima data, fatto di momenti ed esperienze vissute, valori e passioni condivise.
Nello sfogliare l’album dei ricordi Giovanni Berutti sorride, con un po’ di malinconia negli occhi ma in quel sorriso lascia trasparire tutto l’affetto per una delle persone che sono state un riferimento per la sua crescita sportiva e professionale.
Da allenatore sul Nagler dello Stelvio a compagno di viaggio nello sviluppo di nuovi prodotti per il settore sport dell’azienda di famiglia, Oreste era un uomo d’altri tempi, lavoratore instancabile e grande tecnico che, nonostante le sue ben 5 Coppe del Mondo vinte come tecnico della Valanga Azzurra, non si è mai sottratto al raccontarsi.
“Ho conosciuto Oreste quando ero solo un ragazzo, nella stagione estiva mio papà Giampiero portava me e Federica a fare allenamento allo Stelvio, e proprio sul Nagler, pista che oggi purtroppo non esiste più, vide questo allenatore che gli sembrava parecchio in gamba e gli chiese se c’era la possibilità che ci allenassimo con lui”. Da allora nacque un rapporto durato quasi 30 anni, per Giovanni e Federica da ragazzi divenne quasi un’abitudine passare una settimana d’estate a casa Peccedi, dedicandosi sia allo sci che all’atletica.
“Da ragazzina alcuni degli allenatori che ho avuto prima di Oreste puntavano a modificare la mia tecnica sciistica, io tendevo a sedermi, Oreste invece ha sempre cercato di sfruttare questo difetto, rendendolo un punto di forza per farmi andare più veloce. Le settimane passate con mio fratello, da Oreste e la sua famiglia si sono trasformate in un rapporto di amicizia e rispetto che dura tutt’oggi”, racconta Federica che, una volta entrata in azienda, ha gestito il personale fino al 2018.
Quando poi c’è stato l’avvento del Palo Snodato, nel 1978, chi meglio di Oreste poteva capire se effettivamente quell’idea così rivoluzionaria poteva realmente funzionare? Aveva da poco concluso il suo percorso con la Nazionale e Giampiero Berutti gli propose una collaborazione con SPM: ad oggi l’80% degli articoli che abbiamo lanciato porta la sua firma.
Lavoratore instancabile si divideva tra il lavoro in azienda, e i test sul campo. Durante l’estate andava allo Stelvio, si confrontava con gli altri tecnici presenti sulle piste sui nuovi prodotti, tornava in azienda la settimana successiva con tutti i feedback, pronto anche a rimettere in discussione tutto il lavoro fatto fino a quel momento.
“Il palo snodato nasceva con un diametro di 30 mm ma dopo alcuni test fatti insieme a Girardelli, Oreste si è reso conto che, essendo così spesso, l’uso continuo e ripetuto poteva far male agli atleti; dunque si è scesi al diametro 25 che però, essendo troppo sottile, faceva un effetto frusta. Si è arrivati infine al diametro 27. Queste e tutte una serie di altre innovazioni, come il vitone che ancora oggi vediamo in Coppa del Mondo, sono nati qui, insieme a Oreste Peccedi”, racconta Giovanni.
Tanti dei volti che hanno lavorato e lavorano in SPM, quando sentono il nome di Oreste sorridono e lo ricordano con sincero affetto.
Una persona unica che ha lasciato il segno e il ricordo del suo passaggio.
“Incontrai Oreste nel 2000, quando iniziai il mio percorso in SPM, senza sapere chi fosse e cosa avesse fatto nel mondo dello sci. Ma me ne resi conto ben presto ascoltando i suoi racconti, imparando dalla sua infinita competenza, affiancandolo durante le fiere di settore durante le quali non c’era persona che non si fermasse a salutarlo! Persino i gestori degli alberghi si ricordavano di lui, anno dopo anno, grazie al suo essere sempre socievole e pronto alla battuta. La sua cordialità e attenzione verso l’altro arrivavano prima di tutto, era sempre pronto a tendere la mano in caso di bisogno, ma allo stesso tempo era un uomo tutto d’un pezzo, un vero montagnino, estremamente rigoroso sia nel lavoro che nella vita privata. Per noi ragazze del back office era quasi un secondo papà, sapevamo poco del mondo dello sci, ci ha prese sotto la sua ala e ci ha spiegato ogni singolo aspetto di ogni prodotto, mettendoci sempre a nostro agio. Il ricordo è proprio quello di una persona molto alla mano che non diceva mai una parola fuori posto e animava in modo unico le giornate piene di racconti e aneddoti ma anche di consigli e parole di supporto nei momenti di difficoltà. Oreste era una persona unica e particolare, non passava inosservato e resta nel cuore”.
Loredana, in SPM dal 1999.
Una forza della Natura.
“Se devo pensare a una frase che lo rispecchi appieno non posso far altro che dire: Oreste era una forza della Natura, era un vulcano, un continuo! I primi tempi che ero in SPM quasi mi metteva in soggezione come persona, non perché incutesse timore, ma proprio perché era effervescente. Ogni cosa che gli veniva in mente lui la disegnava, descrivendone i dettagli. Da quando sono arrivata in azienda, nel 1986, in avanti non c’è stato anno in cui non ideasse prodotti nuovi: questo significava avere ben chiari quali erano i bisogni sul campo, poi avere un’idea, preparare dei prototipi, studiarli insieme all’ufficio tecnico, testarli personalmente sulle piste, tornare in azienda per riportare criticità e migliorie, testarli nuovamente. Con la sua voglia di fare e la sua incapacità nello stare fermo coinvolgeva tutti.
Avevamo un rapporto molto stretto, ho iniziato a lavorare con lui che avevo 23 anni ed ero una bambina da svezzare nell’ambito dello sci. Non sapevo nulla e lui mi ha spiegato tutto, dalla prima all’ultima vite di tutti i prodotti. Per Oreste il “darsi agli altri” non era una perdita di tempo anzi, ha sempre investito sul formare le persone al suo fianco in modo che potessero lavorare con cognizione di causa e nella migliore condizione possibile. Aveva sempre un occhio di riguardo per tutti e, nonostante la sua notorietà, era di una cordialità unica, ma soprattutto sempre disponibile ad aiutare gli altri: “Se hai bisogno, io ci sono”, era una delle frasi che sentivo ripetere spesso, ed era effettivamente così, non era qualcosa di detto per riempire i vuoti, tutt’altro.
Al suo funerale erano presenti le colonne portanti di quella famosa Valanga Azzurra, e sembrava fossero o al funerale del loro papà. Questo è un altro esempio di come Oreste si sapesse “dare” alle persone, senza riserve. In lui convivevano competenze tecniche e tanta, tanta, umanità.
Questo è il mio Oreste.
Elena, in SPM dal 1986.
Oreste metteva l’anima in tutte le cose che faceva.
“Abbiamo condiviso moltissimo con Oreste: per noi era prima di tutto un amico sincero. Ci siamo conosciuti tanti anni fa, tramite ovviamente mio marito Giovanni perché era l’allenatore di quando era ragazzo. Il nostro rapporto si è poi fatto più assiduo quando è iniziata la collaborazione con SPM con lo sviluppo del palo snodato: il contributo di Oreste dal punto di vista tecnico è stato determinante per arrivare ad avere un prodotto ancora attuale, ovviamente con tutte le migliorie che gli anni e la tecnologia portano con sé. Senza di lui non saremmo arrivati dove siamo oggi. Oreste ci ha accompagnati lavorativamente per oltre 25 anni durante i quali, con lo stesso entusiasmo del primo giorno, ha sempre messo a disposizione il suo sapere e la sua competenza tecnica: era un vero professionista, un uomo dedito al lavoro ma con tanta passione per tutto ciò che faceva, oltre a essere un gran signore sia dal punto di vista umano che professionale.
Tra i tanti ricordi che ho di lui ci sono sicuramente i nostri pranzi: quando Oreste veniva in SPM era consuetudine pranzare insieme, o a casa nostra o a casa dei miei suoceri, le porte di casa Berutti erano sempre aperte per lui, esattamente come lo erano le sue per noi. La sua simpatia e il suo essere entusiasta nel raccontare tutto ciò che gli succedeva o aveva vissuto, erano gli ingredienti principali perché il tempo passato con lui volasse.
Il rapporto di amicizia reciproca che ci ha sempre legati ha ovviamente coinvolto anche i nostri figli: Beatrice all’età di 15 anni è stata ospite in Australia di Tania, la figlia di Oreste per più di un mese, con l’obiettivo di migliorare l’inglese, e noi eravamo estremamente tranquilli perché sapevamo che era come se fosse in famiglia. E così è stato, ricordo che non voleva tornare a casa!
Anche nell’ultimo periodo il nostro rapporto non è mai cambiato, certamente non ci vedevamo con la stessa assiduità di quando collaboravamo, ma l’affetto e l’amicizia sono sempre state le stesse. Eravamo tutti molto affezionati a lui, era proprio una persona che metteva l’anima in tutte le cose che faceva, e non si poteva non percepire. Era trascinate, sapeva sempre come spronare tutti con il suo fare da montagnino. Un uomo eccezionale, di una generosità infinita dietro la quale non c’era mai un secondo fine, lui era proprio così, una persona molto semplice, buona, seria e integra”.
Patrizia Berutti, in SPM dal 1993
Come un fratello maggiore
“Oreste è stato per me come un fratello maggiore, abbiamo condiviso tanto tra privato e successi lavorativi. Il nostro era un rapporto autentico, che ha coinvolto in toto le nostre famiglie, fatto di amicizia, affetto e stima reciproca. Tutti erano affezionati a Oreste, sia in azienda che nel mondo dello sci. Quando andavamo alle fiere tra il parcheggio e l’ingresso ci si impiegava quasi un’ora, non c’era persona che non si fermasse a salutarlo. Era una persona estremamente disponibile e gentile. Un duro, con una forza di volontà immensa e un rigore unico”.
Giovanni Berutti
Oggi, nel giorno del tuo compleanno spegniamo le candeline con te con la stessa vitalità che avresti avuto tu. Ciao Oreste, grazie per tutto quello che ci hai dato.